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Il Caso.it, Sez. Articoli e Saggi - Data pubblicazione 23/10/2010 Scarica PDF
Società di gestione di fondi di investimento e responsabilità per illecito comportamento della società mandataria affidataria della distribuzione delle quote del fondo
Fernando Greco, Professore(Commento a
Cass. Civ., Ord. 5 giugno 2009, n. 12994)
L'ordinanza della Corte di Cassazione affronta la problematica della
responsabilità della società di gestione dei fondi di investimento, nei
confronti dei terzi in buona fede, dei danni arrecati dall'illecito
comportamento della società mandataria a cui sia stata affidata la
distribuzione delle quote del fondo. Per i giudici il fatto che l'agente operi
in forma di società per azioni non vale ad escludere che con la responsabilità
diretta della società agente, per l'operato dei suoi dipendenti, possa
concorrere la responsabilità della mandante e diretta interessata al
collocamento in base ai principi generali di cui agli artt. 1228 e 2049 c.c.
Sommario: 1. La questione. - 2. La responsabilità della SGR ex artt. 2049 e
1228 c.c. - 3. La "necessaria occasionalità". - 4. Conclusioni.
1. La questione
L'ordinanza della Corte di Cassazione in commento fornisce interessanti spunti
di riflessione in ordine alla responsabilità della Società di Gestione del
Risparmio (SGR) circa il fatto illecito del suo agente che, nel caso specifico,
operava in forma di società per azioni1. Nel dettaglio l'agenzia, attraverso il
suo responsabile, si era appropriata indebitamente di denaro dei clienti.
Il dato che emerge è che l'agenzia aveva utilizzato moduli forniti dalla
società di gestione e che la stessa Sgr (così come emerge dai fatti di causa)
ebbe a confermare direttamente agli investitori l'avvenuta sottoscrizione delle
quote, con lettere redatte su propria carta intestata e inviate dalla propria
sede di Milano, manifestando così di essere essa stessa la parte contraente.
Per i giudici di legittimità la circostanza che l'agente operi in forma di
società per azioni non vale ad escludere la responsabilità della mandante e
diretta interessata al collocamento, in base ai principi generali di cui agli
artt. 1228 e 2049 c.c., circa la responsabilità del contraente per
l'inadempimento imputabile dei suoi ausiliari: tali devono considerarsi
l'agente di vendita (sia esso individuo e società) ed i soggetti del cui
comportamento l'agente è tenuto a rispondere
2. La responsabilità della SGR ex artt. 2049 e 1228 c.c.
Nel collocamento di prodotti finanziari presso il pubblico, la società
venditrice può avvalersi di una propria rete di promotori finanziari, del cui
illecito è chiamata a rispondere nei confronti del risparmiatore2. E' tuttavia
possibile - come nella vicenda indagata - che la società di gestione di fondi
di investimento deleghi la distribuzione a una diversa società. In questo caso
il collocamento avviene tramite gli agenti di quest'ultima. Tutto ciò, come i
giudici correttamente sottolineano, non può escludere la responsabilità di chi
si serva nell'espletamento della propria attività dell'opera di altri soggetti.
Le disposizioni normative correttamente richiamate dalla Cassazione3 prevedono
la responsabilità - contrattuale ed extracontrattuale - di chi, nello
svolgimento della propria attività, si serva dell'opera di ausiliari e
preposti, per i danni conseguenti ai fatti illeciti di questi ultimi.
Il richiamo all'art. 1228 c.c. è pertinente costituendo la disposizione
un'estensione nella sfera contrattuale delle norme contenute negli artt. 2048 e
2049 c.c. La norma consente di attribuire la responsabilità degli ausiliari a
chi si appropria dei vantaggi. Come la dottrina ha chiarito nella nozione di
ausiliario contenuta nella rubrica dell'art. 1228 c.c. rientrano tutti quei
soggetti dei quali il debitore si sia assicurato la collaborazione nelle
operazioni legate alla conclusione o all'esecuzione del contratto, ancorchè
estranei all'azienda del debitore ed al rapporto tra creditore e debitore4.
Anche nell'evoluzione interpretativa dell'art. 2049 c.c. si è sempre rilevato
che i termini "padroni e committenti" non individuano con esattezza
le varie relazioni tanto che, come è stato affermato5, una rigida
determinazione degli elementi del rapporto potrebbe costituire un ostacolo alla
rilevazione di una realtà fluttuante ed in continua evoluzione6. E' chiaro che
l'art. 2049 c.c. contiene una formula anni "40 che risponde alle logiche
socio-economiche del suo tempo, nel quale le aree di possibile propagazione
dell'attività erano il lavoro domestico e il rapporto di committenza,
tipicamente esistente tra un esercente e il collaboratore nei rapporti con la
clientela7. La ratio della norma era la tutela dell'affidamento del terzo, che
si relazionava con "emanazioni" del padrone, e sulle cui
disponibilità si riteneva coerente facesse affidamento nel caso avesse dovuto
subire un pregiudizio fonte di danno risarcibile. Essendosi completamente
modificate - rispetto all'impianto tradizionale del codice civile - le
dinamiche economiche e sociali si è reso necessario da parte dei giudici e
della dottrina un "ammodernamento" interpretativo della disposizione.
Salvaguardando l'obiettivo di tutela del terzo è divenuta indispensabile
un'attività di contestualizzazione e di adattamento alle nuove realtà ,
offrendo "teorizzazioni in linea con la realtà dell'impresa
moderna"8. Il tutto con il nullaosta della terminologia usata dal
legislatore, manipolabile, perché obsoleta9.
Diviene così essenziale - nell'applicazione della disposizione - verificare in concreto
quale sia il rapporto tra i soggetti che giustifica l'affermazione della
responsabilità. Appare fuor di dubbio che, soprattutto nell'ambito degli
investimenti finanziari e della peculiarità che ne caratterizza le modalità di
collocamento, la società mandataria agisca su richiesta della società mandante
e per suo conto. Ragion per cui è agevolmente intuibile un dovere di
sorveglianza. Oltretutto, va ricordato che l'agenzia aveva utilizzato moduli
forniti dalla società di gestione e che, come già sottolineato, la stessa Sgr
confermo' agli investitori l'avvenuta sottoscrizione delle quote con lettere
redatte su propria carta intestata e inviate dalla propria sede in Milano. Tale
circostanza non è di poco conto per esaminare con compiutezza la decisione
della Corte di Cassazione.
Anche le modalità di comunicazione adottate dalla società prodotto rafforzano
l'affidamento del risparmiatore nei confronti della società mandataria,
lasciando chiaramente presupporre un'attività di coordinamento e di collegamento.
Non è per nulla marginale il dato che la SGR abbia confermato direttamente la
sottoscrizione delle quote del fondo effettuate dalla società mandataria.
E' agevole comprendere che la struttura societaria della mandataria non abbia -
ai fini delle esclusione della responsabilità della SGR - rilevanza alcuna. La
valutazione dei giudici di legittimità - opportunamente - mira a verificare nel
caso concreto10 la sussistenza di un rapporto tra i soggetti, tenendo come
riferimento imprescindibile l'affidamento del risparmiatore che ancor di più si
giustifica in un ambito di mercato così complesso. Se pur sinteticamente, i
giudici chiariscono che la società di gestione fondi è tenuta a rispondere nei
confronti dei terzi in buona fede dei danni loro arrecati dall'illecito
comportamento della società mandataria cui sia stata affidata la distribuzione
delle quote del fondo11. Il contributo della giurisprudenza di legittimità si
rivela dunque decisivo e si giustifica proprio in ragione del fatto che la SGR
è titolare degli interessi e delle attività in occasione delle quali si è
verificato l'illecito. L'aver conferito un mandato ad una società (nel caso di
specie appartenente anche allo stesso gruppo) per il collocamento non permette
in nessun modo di escludere che l'attività della SGR sia strumentalmente
connessa con l'attività affidata all'agente.
Detto questo, è assolutamente apprezzabile il contributo della giurisprudenza
di legittimità che permette di applicare - nella sostanza - a vicende come
quelle in esame, l'orientamento che già la stessa Cassazione aveva assunto in
ordine alla responsabilità della Sim per fatto illecito del promotore
finanziario12; ma la stessa giurisprudenza aveva già riconosciuto una
preposizione rilevante per l'art. 2049 c.c. nel rapporto fra società di
assicurazioni e il suo agente di zona, le cui facoltà di stipulare le polizze e
riscuotere personalmente i premi siano elementi idonei a qualificare la
relazione agli occhi del terzo assicurato al punto da doverlo tutelare con il
patrimonio più "profondo" della società preponente13. In altre parole
la società di gestione del risparmio (SGR) risponde dell'attività illecita del
suo agente ex art. 2049 e 1228 c.c. poiché le viene ad imputarsi il costo del
rischio dell'attività medesima. L'agente - anche se giuridicamente organizzato
in società autonoma - ha agito in qualità di mandatario ed ausiliario della
società prodotto.
Come correttamente è stato sottolineato in dottrina le disposizioni richiamate
dai giudici individuano una ratio comune "riconducibile all'esigenza di
tutelare l'affidamento del terzo quando si rapporti con "appendici"
della propria controparte, su cui è opportuno gravino le conseguenze dei danni
subiti"14.
Tale ricostruzione si pone, peraltro, in linea con l'obiettivo dell'impianto
normativo in tema di tutela del risparmio15, consentendo di approntare una
tutela efficace dell'investitore che si giustifica anche secondo il principio
del rischio di impresa16 come criterio di imputazione della responsabilità,
costituendo espressione di un criterio di allocazione del rischio17.
Si tratta di uno sviluppo logico che collega il rischio al profitto, facendo
gravare la responsabilità sul soggetto che consegue un beneficio economico
dall'attività considerata18.
La responsabilità della SGR trova perciò la sua ragion d'essere nel fatto che
l'agente sia uno degli strumenti dei quali la società prodotto si sia avvalsa
nell'organizzazione della propria attività e, quindi, nel collocamento del
prodotto, traendone benefici. Oltretutto il rafforzamento della tutela si
giustifica ancor più in vicende - come quella in commento - ove più facilmente
la buona fede dei clienti può essere "tradita".
Sulla scorta delle argomentazioni svolte l'ordinanza in commento conferma un
consolidato orientamento giurisprudenziale che interpreta estensivamente l'art.
2049 c.c. in considerazione della nuove forme di collaborazione che connotano
le attività economiche più moderne. Non sorprende, perciò, l'esigenza di
bilanciamento tra le esigenze di tutela del terzo con quelle dell'imprenditore,
soprattutto in ipotesi di attività caratterizzate da larghi margini di
autonomia in capo al prestatore d'opera o servizio. In questi casi, le esigenze
di tutela del terzo devono prevalere, anche per la considerazione che è pur
sempre l'imprenditore a scegliere i collaboratori cui affidare attività
comunque riconducibili alla propria e su cui vigilare19.
3. La "necessaria occasionalità"
Trova applicazione, in quest'ambito, quel concetto di "necessaria
occasionalità" di creazione giurisprudenziale20 che si presta ad essere
utilizzato come strumento elastico, idoneo a recepire quelle tendenze
oggettivistiche della responsabilità civile. In vicende come quella in esame
tra la società prodotto e la società-agente mandataria del collocamento v'è un
collegamento tra il fatto generatore di danno e l'incarico svolto. Più nel
dettaglio, trattasi di un collegamento che pur non risolvendosi in un vero e
proprio nesso di causalità si giustifica in un rapporto di "occasionalità
necessaria" nel senso cioè che l'incarico svolto deve aver determinato una
situazione tale da rendere possibile ed agevole il fatto illecito21; in altre
parole, l'evento lesivo deve essere stato reso possibile o comunque essere
stato agevolato dall'adempimento dell'incarico ed il nesso di
"occasionalità necessaria" rappresenta il legame tra evento e
situazione che lo ha determinato22.
Le argomentazioni svolte inducono a ritenere che il nesso di occasionalità
necessaria debba ritenersi sussistente tutte le volte in cui la condotta
dell'agente sia strumentalmente connessa con l'attività oggetto del mandato
conferito23; tale connessione dovrà essere accertata considerando non soltanto
lo specifico comportamento del preposto ma, più in generale, il complesso di
attività cui esso si riferisce24.
La responsabilità della SGR sarebbe da escludere solo nell'ipotesi in cui il
fatto illecito sia frutto di un'attività strettamente personale dell'agente,
determinata da motivi personali ed egoistici, estranea e scollegata dal mandato
ricevuto. Non assume alcuna rilevanza l'atteggiamento psicologico della SGR,
connotato dall'inconsapevolezza di concorrere alla determinazione del danno,
per il semplice fatto che la sua responsabilità deriva proprio dalla titolarità
dell'impresa che ha conferito mandato alla società di collocamento25.
4. Conclusioni
La decisione in commento convince26 e si pone in linea con una tendenza
normativa tesa da un lato alla tutela del risparmiatore e, dall'altro,
all'integrità dei mercati finanziari. E' naturale che nella prestazione dei
servizi di investimento i risparmiatori non abbiano spesso le competenze
specifiche e si trovino esposti ai comportamenti opportunistici della
controparte professionale la quale può sfruttare (come nel caso in esame)
illecitamente il suo ruolo di supremazia. Non si tratta di difendere un
atteggiamento paternalistico della giurisprudenza teso a tutelare il contraente
debole rispetto alla "controparte forte" ma, forse, anche una presa
d'atto ed una maggiore attenzione da parte dei giudici agli obiettivi
comunitari che mirano - attraverso le garanzie date agli
investitori-risparmiatori - alla salvaguardia della concorrenza, sul
presupposto che solo un mercato concorrenziale sia in grado di soddisfare le
esigenze di buone regole commerciali e quindi, come effetto riflesso, pure le
istanze dell'investitore risparmiatore rispetto al mercato degli strumenti
finanziari27. Spetta ancora una volta ai giudici colmare il vuoto normativo e
l'ordinanza in commento rappresenterà senz'altro - in assenza di una espressa
previsione normativa -
un precedente importante in grado di orientare le future decisioni, ma anche
elevare il livello di attenzione delle SGR nella scelta dei soggetti cui
affidare il collocamento degli strumenti finanziari; ciò potrà consentire un
miglior controllo delle condizioni di rischio e favorire l'attivazione di
misure per la sua riduzione.
1) Per BARTOLINI, I preponenti, le occasioni e le necessità dell'art. 2049
c.c., in Danno resp., 2008, 1119 ss., è innovativo il decisum laddove, per la
prima volta, afferma la legittimazione passiva della società cd prodotto nelle
azioni promosse dall'investitore; ed è importante, pro futuro, perché integra
un precedente suscettibile di formare un orientamento giurisprudenziale di
assoluto rilievo per la prassi degli offerenti di prodotti finanziari. Per l'A.
questo atecnicismo argomentativo mal si sposa con una decisione di legittimità,
dalla quale ci si aspetta un articolato riferimento alle norme e un'ampiezza
riflessiva che solo nelle pronunce del merito si è pronti a non riscontrare,
laddove, in quella sede, è il fatto il protagonista della scena.
2) Sulla responsabilità per fatto illecito del promotore finanziario v. Cass.
29 settembre 2005, n. 19166, in questa Riv. con nota di F. GRECO, Ancora sulla
responsabilità dell'intermediario per fatto illecito del promotore finanziario.
3) Per BARTOLINI, op. cit., 1119, ss.la motivazione in commento
apoditticamente, richiama i principi di cui agli artt. 1228 e 2049 c.c. ma
omette di approfondire le ragioni del richiamo; si limita, invece, a supportare
l'affermazione con argomenti di giustizia sostanziale, per cui non sarebbe
giusto e, quindi, "non si può consentire, che una società di gestione di
titoli di investimento si sottragga alle rigorose norme in tema di
responsabilità delle società finanziarie nei confronti degli investitori
".
4) BIANCA, 1979, 465.
5) R. SCOGNAMIGLIO, Responsabilità per fatto altrui, in Noviss. Dig. It., XV,
1968, 699
6) Per un approfondimento v. FRANZONI, Dei fatti illeciti, in Comm. C. C., a
cura di Scialoja e Branca, Libro quarto, Delle obbligazioni (artt. 2043-2059),
Bologna-Roma, 1993, 403 e segg. per il quale l'art. 2049 c.c. prevede una
ipotesi di responsabilità indiretta, oggettiva, fondata sul brocardo cuius eius
et incommoda, con funzione di garanzia nei riguardi del danneggiato. In
argomento v. anche ALPA, RUFFOLO, ZENO ZENCOVIC, La responsabilità oggettiva.
La responsabilità di padroni e committenti, in Casi e questioni di diritto
privato, a cura di Bessone, IX, Atto illecito e responsabilità civile, 2,
Milano, 2000, 387 e segg.
7) BARTOLINI,op. cit., 1219 ss. che ricorda come Il codice del 1942 erediti
l'art. 2049 c.c. da quello del 1865, a sua volta ispirato al Code Napoléon. Si
riconosce una connessione con la concezione romana della responsabilità del
dominus per gli illeciti dello schiavo in sua potestate, scaturente nell'actio
nossalis.
8) BARTOLINI, op. cit., 1219. l'A. Osserva che mentre nelle pronunce più
recenti i richiami alla culpa in eligendo e in vigilando, rarefacendosi
progressivamente, compaiono solo per vedersi sostanzialmente negati, la
dottrina moderna ha digerito abbondantemente le questioni di natura - oggettiva
- e di fondamento di quest'ipotesi di responsabilità vicaria, da ricondursi al
concetto di "rischio d'impresa ".
9) Sul punto v. GAUDINO, Responsabilità dei padroni e dei committenti, in La
colpa nella responsabilità civile, a cura di Cendon, III, Torino, 2006, 111. In
giurisprudenza v. Cass., 21 giugno 1999, n. 6233, in Mass. Giur. It., 1999;
Id., 22 marzo 1994, n. 2734, in Mass. Giur. It., 1994.
10) In argomento v. GALOPPINI, La responsabilità dei padroni e committenti, in
Riv. trim. dir. proc. civ., 1968, 1209
11) Per G.B. FERRI, Garanzia, rischio e responsabilità oggettiva, in Riv. dir.
comm., 2005, 875 (nota 28), l'art. 2049 c.c. configura in capo ai padroni o ai
committenti, un sistema che sembra avere quel carattere di assoluto rispondere
proprio della garanzia, considerata in alternativa al sistema della
responsabilità.
12) Per tutte v. Cass. Civ., 29 settembre 2005, n. 19166, in questa Riv. con
commento di F. GRECO, cit.
13) Cass. 24 gennaio 2007, n. 1516, in Mass. Giur. It., 2007; Cass. 21 giugno
1999, n. 6233, in Mass. Giur. It., 1999 Per i giudici l'art. 2049 c.c. è
applicabile ogni volta che sussiste una relazione qualificata tra l'attività
del "padrone" o del "committente" ed il comportamento
dell'ausiliario, come nel contratto di agenzia ". Negli stesi termini, di
sufficienza di una "generica relazione " fra società di assicurazione
e agente, si esprime Cass. 22 giugno 2007, n. 14578 in www.italgiure.it.
14) BARTOLINI, op. cit., 1196 ss.
15) Oggi il quadro normativo si è arricchito per effetto del recepimento della
direttiva Mifid (recepita con d.lgs. 17 settembre 2007, n. 164 e dalla delibera
attuativa Consob n. 16190 del 29 ottobre 2007. In argomento v. ANNUNZIATA,
Recepita in Italia la Direttiva Mifid, in Riv. soc., 2007, 1429; BASTIANON,
L'integrazione dei mercati finanziari in Europa: la Mifid e la recente
normativa italiana di recepimento, in Dir. un. Eur., 2008, 255 ss.; F. GRECO,
Informazione precontrattuale e rimedi nella disciplina dell'intermediazione
finanziaria, Milano, 2010.
16) TRIMARCHI, Rischio e responsabilità oggettiva, Milano, 1961, 1 e segg.;
Id., Causalità e danno, Milano, 1967, 133 ss. ove si sottolinea che la
responsabilità oggettiva preme economicamente sul centro di organizzazione del
rischio in modo da indurre alla sua razionalizzazione. Per un approfondimento
si rinvia a RODOTÀ, Il problema della responsabilità civile, Milano, 1964, 41
ss.; R. SCOGNAMIGLIO, Responsabilità civile, in Scritti giuridici, 1, Diritto
Civile, Padova, 1996, 319 ss.; CASTRONOVO, La nuova responsabilità, Milano,
1997, pp. 33-77.
17) In argomento SALVATORE, Servizi di investimento e responsabilità civile,
Milano, 2004, 361; TOLA, Responsabilità della Sim per i danni commessi dal
promotore finanziario, corresponsabilità e concorso di colpa del danneggiato,
in Banca borsa tit. cred., 2009, 1, 121.
18) In argomento G.B. FERRI, Garanzia, op. cit., 870;
19) BARTOLINI, op. cit., 1196 ss.
20) Tra le prime decisioni v. Cass., 11 luglio 1975, n. 2766, in Giur. It.,
1976, I, 1, 1173; Id., 10 maggio 1974, n. 1354, ivi, 1974, 381; Id., 24 maggio
1972, n. 1632, in Rep. Giur. It., 1972, voce Responsabilità civile.
21) Sul nesso di necessaria occasionalità nella responsabilità tra Sim e
promotore finanziario v. Trib. Campobasso, 15 novembre 2007-14 febbraio 2008,
nn. 129/2008 e 130/2008 inedite. Le decisioni sono richiamate da Durante,
Intermediari finanziari e tutela dei risparmiatori, Milano, 2009, 246. In senso
critico SCOGNAMIGLIO, op. cit., 700 che preferisce far riferimento alla nozione
di pertinenza degli atti dannosi all'esercizio delle incombenze.
22) Cass. 10 maggio 1974, n. 1354, in Giur. It., 1974, 381
23) V. Cass. 10 gennaio 1974, n. 99, in Resp. civ. prev., 1975; Cass., sez.
III, 17 maggio 2001, n. 6756, in Arch. civ., 2001, 969; App. Milano, 27 luglio
2001, in Banca, borsa tit. credito, 2002, II, 424, con nota di Chieppa Maggi.
24) Cass. 12 agosto 2000, n. 10803, in Mass. Giur. It., 2000; Cass. 22 maggio
2000, n. 6617, in Mass. Giur. It., 2000.
25) I giudici richiamano, tra le altre, anche la decisione della Cass. 3 aprile
2000, n. 4005, in questa Riv., 2001, 103, con nota di Pizzotti secondo la quale
la società assicuratrice che si sia avvalsa dell'attività dell'agente è tenuta
per il disposto dell'art. 2049 c.c. a rispondere dei danni prodotti dall'agente
stesso nell'esercizio dell'incombenza affidatagli, essendo irrilevante che non
sussista fra di loro un rapporto di lavoro subordinato.
26) Per BARTOLINI, op. cit., 1196 ss. ciò che delude, in questo caso, è la
povertà con cui il Collegio si ritiene soddisfatto del solo richiamo ai
"principi generali di cui agli artt. 1228 e 2049 c.c. La Corte, osserva
l'A. nemmeno si spende nell'individuare i presupposti tipici della
responsabilità in parola. Come se l'operare, nella fattispecie concreta, delle
regole menzionate, fosse un'ovvietà.
27) COSTANZA, Introduzione al quadro normativo dopo la direttiva Mifid, in Del
Bene (a cura di), Strumenti finanziari e regole Mifid, Torino, 2009.
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