Civile
Il Caso.it, Sez. Articoli e Saggi - Data pubblicazione 26/03/2022 Scarica PDF
Comunicazioni in vista del Consiglio europeo del 23 e 24 marzo, la replica del Presidente Draghi alla Camera dei Deputati - Mercoledì, 23 marzo 2022
Mario Draghi, già Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana, Presidente della Banca centrale europea, Governatore della Banca d'Italia, Direttore generale del Ministero del tesoroRingrazio tutti coloro che hanno preso la parola per il sostegno espresso al Governo in questo momento, è il sostegno che mi sarà molto prezioso in vista del Consiglio europeo e anche del vertice Nato.
Cercherò di rispondere puntualmente alla maggior parte degli interventi.
In merito a quanto detto dall’onorevole Vietina, sono d’accordo: le speranze di una forte ripresa si affievoliscono e di fronte a questo occorre una risposta europea, occorre prima di tutto una risposta sul piano economico, sul piano della difesa, sul piano dell’energia. Lei ha poi aggiunto: non occorre forse un ripensamento del Pnrr? No, non occorre un ripensamento del Pnrr nelle sue scadenze, nei suoi obiettivi. Questo Piano è cruciale per aumentare la nostra crescita permanentemente al di là degli eventi che ci colpiscono e continuano a colpirci regolarmente. Ci sono però alcune cose, alcuni aspetti del Pnrr che vanno affrontati. Per esempio: qual è l’effetto dell’aumento di prezzi delle materie prime, qual è l’effetto dell’aumento dei costi in generale sul Pnrr? Una riflessione in questo senso è in corso di svolgimento all’interno della Commissione europea e avremo sicuramente una risposta tra breve. E naturalmente tutto questo richiede, come dirò più tardi ancora più estesamente, un ripensamento per quanto riguarda l’energia, un ripensamento a livello europeo e un ripensamento a livello nazionale, dove, di nuovo però, voglio rimarcare che il ripensamento, per quanto riguarda le energie rinnovabili non può che essere in direzione di un maggiore investimento e di un più rapido investimento in energie rinnovabili, non di una loro sostituzione con energie fossili. Le quali sappiamo essere destinate gradualmente, probabilmente più lentamente di quanto immaginato, al non utilizzo in futuro.
Riguardo a quanto detto dall’onorevole Madia, non c’è dubbio: bisogna distinguere tra interventi di emergenza e interventi strutturali, e il connotato della situazione di oggi è quello che lei ha definito “paura, incertezza”.
È una paura, un’incertezza che sta indubbiamente influenzando gli investimenti, influenzando i consumi, non solo a livello nazionale, ma a livello globale.
Si vede molto chiaramente dal turismo: prenotazioni cancellate, in generale il trasporto aereo diminuisce, investimenti programmati vengono cancellati. Basta aprire un giornale economico internazionale, basta aprire anche un giornale qualunque per vedere una serie di piani rinviati.
È una situazione incertezza che colpisce, devo dire purtroppo, molto più l’Europa che non il resto del mondo. Però è molto generale questo.
E bisogna distinguere tra interventi di emergenza e interventi strutturali. Gli interventi strutturali sono essenzialmente quelli sul fronte energetico. E bisogna diminuire la dipendenza energetica, attraverso la diversificazione in due direzioni, cercando altri fornitori che vanno a sostituire le forniture dalla Russia e diversificazione nel senso di aumento degli investimenti nelle rinnovabili e anche in quelle energie fossili che possono essere immediatamente utilizzate per rispondere all’emergenza.
Gli interventi dell’onorevole Rampelli, dell’onorevole Maggioni, dell’onorevole Fassina e anche altri si soffermano sostanzialmente su un punto che è difficile non condividere: mettono in luce tutte le difficoltà del coordinare tutte queste iniziative che ci pone l’emergenza con quello che è l’impianto attuale dell’Unione Europea, con le sue regole, le sue risposte. In altre parole, come facciamo a tenere tutti i pezzi insieme se le emergenze sembrano richiedere risposte inaudite finora?
L’onorevole Rampelli giustamente dice: questo è un Continente che ha privilegiato il lavoratore nel suo sviluppo. Il mercato unico, si è detto e l’ho detto tante volte, non è la globalizzazione selvaggia. Il mercato unico è stato un grande progetto di eliminazione delle frontiere, ma accompagnato da una protezione non solo del lavoratore ma degli standard sociali più in generale e degli standard anche produttivi e qualitativi.
Quindi, è una liberalizzazione regolata rispetto alla realtà francamente subottimale, usando un eufemismo, degli anni ’70 e ‘80.
È un Continente che ha privilegiato il clima molto più degli altri paesi. A proposito del privilegio che è stato dato dall’Ue alla protezione sociale, mi piace sempre ricordare una frase del precedente cancelliere Angela Merkel: l’Europa è il Paese che ha il 15% della popolazione mondiale, ha il 25% del Prodotto mondiale e ha il 55% della protezione sociale mondiale, queste sono le priorità del nostro Continente. E ora come facciamo? Con le scelte che abbiamo fatto nel passato, con le scelte che vogliamo fare in futuro per quanto riguarda il clima, con le scelte che ci si impongono nella Difesa. Come facciamo, dobbiamo rinunciare ai nostri standard? A quello che ha ispirato i nostri valori negli ultimi 40-50 anni?
Lo stesso argomento in modo diverso è stato sollevato dall’onorevole Maggioni: chi paga? Pantalone, Pantalone è esausto.
L’onorevole Fassina auspica un ritorno della politica per far sì che questo coordinamento si adatti all’emergenza. Ma la politica è già tornata, è la politica che ha deciso il Next Generation Eu, la politica ha adattato l’Ue a queste emergenze. Questo è solo una indicazione per il futuro, è la strada che è stata già disegnata perché occorre percorre con ancora più convinzione, innovazione e creatività in futuro. Prima di tutto la sospensione delle regole, la regola di Bilancio, le regole degli aiuti di Stato. Ora occorrerà pure sospendere alcuni regolamenti agricoli, come si fa a usare la terra se ci vogliamo mettere i pannelli solari sopra? Si fa. In che modo? C’è un regolamento europeo che sospende, che ci ha imposto di non coltivare il 10% della terra disponibile. Occorre rivederlo. Questo è un altro esempio di risposta. C’è una serie di regolamenti europei che limita le importazioni da certi altri paesi, se il primo passo non fosse sufficiente occorrerà semplicemente essere pragmatici e ripensare alcune di queste regole e riuscire a importare da paesi che oggi possono fornirci prodotti. Secondo: occorre una risposta congiunta e la risposta congiunta c’è stata nel caso del Next Generation Eu, è stata una esperienza fondamentale per l’Ue perché per la prima volta si è visto come può essere mobilitata una potenza economica congiunta ed è stata cruciale per poter uscire da una pandemia con una ripresa che nel caso dell’Italia è stata straordinaria. Tanto è vero che se quest’anno riusciremo a fare un numero positivo di crescita sarà molto dovuto al trascinamento della straordinaria crescita che abbiamo avuto l’anno scorso. Sull’energia occorre un intervento, con tre direttrici: diversificazione delle forniture, compensazione della situazione – in qualche modo occorre che i paesi vengano aiutati - e occorre, inoltre, un intervento strutturale sul mercato dell’energia che, come anche detto nel discorso introduttivo, non funziona bene. Lei diceva ‘Pantalone esausto’, sì è esausto. Ma se noi quantifichiamo gli interventi per investire secondo quanto noi stesso abbiamo deciso sul clima, sull’energia e sulla difesa nei prossimi 5-6 anni si parla di cifre che vanno per l’intera Unione europea da 1 trilione a 1,5 trilioni e forse molto di più. Dove si trovano? Si trovano contribuendo tutti insieme perché questo è un Continente straordinariamente ricco, straordinariamente potente. Si trovano riavviando la crescita in tutti i Paesi. Non ho alcun dubbio che si trovano.
Come non ho alcun dubbio che occorra essere ottimisti sulla capacità di risposta dell’Ue come lo è l’onorevole Berti. La risposta europea in questo caso è stata unita, compatta e sarà unita in tutte queste sfide che vi ho appena descritto.
In merito a quanto detto dall’onorevole Lapia, ricordo che i fondatori dell’Unione europea, tra cui De Gasperi, avevano come obiettivo la pace nel continente europeo, la pace. E proprio per questo avevano progettato la Comunità europea di difesa. Ed è proprio per questo che noi vogliamo creare una difesa europea. Ed è per questo che noi vogliamo adeguarci all’obiettivo del 2% che abbiamo promesso nella Nato.
All’onorevole Sgarbi: capisco la sua tristezza, che poi è anche la mia e credo quella di tutti noi, qui, di fronte alla carneficina, che è vero che non distingue le divise, ma distingue i bambini.
E’ un terreno molto scivoloso, questo. Perché se noi sviluppiamo le conseguenze di questo ragionamento - cioè dire: non aiutare militarmente i Paesi che vengono attaccati, questo è il ragionamento - allora dovremmo accettare che sostanzialmente difendiamo il Paese aggressore, non intervenendo. Dovremmo lasciare che gli Ucraini perdano il loro Paese e accettino pacificamente la schiavitù.
Capisce bene che questo è un terreno, come dicevo, scivoloso, che ci porta a giustificare tutti gli autocrati, tutti coloro che hanno aggredito Paesi inermi, a cominciare da Hitler, a cominciare da Mussolini.
All’onorevole De Luca dico grazie del sostegno, condivido la condanna della guerra. Sì, l’appello è: tacciano le armi in Ucraina. L’Europa ha deciso le sanzioni, l’Europa ha deciso di inviare armi, aiuti, eccetera. E l’Italia ha deciso di sostenere l’Ucraina nel processo di avvicinamento all’Unione europea. Ho detto ieri e ho ripetuto oggi: il processo di avvicinamento è lungo, è fatto perché si arrivi a un’integrazione funzionante. Ma ho anche detto che l’Italia sosterrà l’Ucraina, l’Italia vuole l’Ucraina in Europa.
Circa l’intervento dell’Onorevole Picchi, il suo giusto richiamo al rispetto del Parlamento è però fondato su un equivoco: non ho detto che il sostegno del Parlamento è apprezzato, ho detto che il sostegno del Parlamento è essenziale. Quindi, il resto del primo punto non val la pena discuterlo.
Il secondo punto è più serio, lei vuole scusare Putin: non ci sono scuse per chi aggredisce, non ci sono scuse. Il terzo punto è: l’Italia, lo ribadisco, vuole l’Ucraina nell’Unione europea e la sosterrà ma siamo anche consapevoli che questo processo è lungo, ma una cosa è intraprenderlo senza aiuti, senza che un Paese che è uno dei membri fondatori dell’Unione europea ti aiuti, e un’altra cosa invece è esser lì. E l’Italia lì sì che può esercitare un effetto importante per l’adesione del Paese all’Unione europea. Il suo ultimo punto è un invito a fare la pace ma noi cerchiamo di far la pace, lo facciamo fino alla fine, e l’Unione europea ha tanti leader, in primis Macron – telefona a Putin non so quante volte alla settimana –, tutti cerchiamo di fare la pace ma, onorevole Picchi, bisogna essere in due per fare la pace.
Ringrazio l’onorevole Colaninno per il sostegno al Governo ma devo ringraziare tutti voi.
L’Onorevole Butti ha fatto riferimento al ruolo dell’Europa. L’Europa ha fatto quello che francamente poteva fare. Non ci sono stati contrasti all’interno dell’Europa nel decidere la politica da perseguire. L’Europa era all’inizio molto cauta, in particolare i Paesi più colpiti, nel disegnare le sanzioni. Ma questo era solo all’inizio.
Poi ci si è resi conto che tipo di catastrofe si stava creando. E lì non ci sono state più esitazioni, l’avete visto anche nel vostro Presidente del Consiglio. Non ci sono state più esitazioni, siamo andati dritti e abbiamo fatto moltissimo.
Possiamo fare di più? Certo che possiamo fare di più. Lo faremo? Certo. Quando? Bisogna definire il quando e il come. E questo è un altro degli argomenti che devono essere discussi nei giorni futuri, anche al prossimo Consiglio europeo.
Ha ragione, la Bussola è un primo, ma piccolo passo. Non è un grosso passo. Il numero di 5 mila venne fuori circa un anno fa e ci fu un po’ di delusione quando quel numero venne fuori. Il nostro Presidente della Repubblica era ministro della Difesa all’inizio degli anni 2000 e mi disse che all’epoca si parlava di una forza di 150.000. Quindi, ci sono delle sproporzioni. Sì, è un bel primo passo, ma un piccolo, piccolo passo, sono d’accordo con lei.
Per quanto riguarda la creazione di un esercito europeo o di una difesa europea: chiamiamolo come vogliamo, ma ci vuole una difesa coordinata.
Come ho detto, l’Unione Europea oggi spende tre volte quello che spende la Russia in difesa, quindi la spesa è importante perché bisogna adeguare questi investimenti dal punto di vista soprattutto tecnologico.
Ma il compito più difficile è quello del coordinamento: coordinamento non solo della produzione, prima di tutto, della localizzazione degli impianti.
Queste sono grossissime difficoltà di tipo logistico, ma solo quando avremo risolto questo potremo parlare di difesa europea.
Vi ringrazio ancora, grazie per il sostegno.
Scarica Articolo PDF