Crisi d'Impresa e Insolvenza
Il Caso.it, Sez. Giurisprudenza, 17051 - pubb. 06/04/2017
Trattazione della divisione endoesecutiva nel fallimento
Tribunale Siracusa, 26 Marzo 2017. Est. Cassaniti.
Fallimento – Liquidazione dell’attivo – Divisione – Poteri del giudice delegato – Trattazione del giudizio di divisione – Esclusione
Le norme sulla divisione endoesecutiva (artt. 599-601 c.p.c.) appaiono compatibili coi poteri e con la funzione del giudice delegato limitatamente alla fase di convocazione dei comproprietari del bene indiviso al fine di tentare la separazione in natura della quota di pertinenza del fallimento o al fine di procedere alla vendita transattiva della quota (art. 600, comma 1, c.p.c.); deve, invece, escludersi che il giudice delegato possa trattare il giudizio di divisione eventualmente autorizzato a norma del secondo comma dell’art. 600 c.p.c., a ciò ostando il secondo comma dell’art. 25 legge fall. e, più in generale, l’assenza di previsione normativa che consenta al giudice delegato – che ha funzioni di vigilanza e controllo sulla regolarità della procedura ex art. 25, comma 1, legge fall. – di statuire su diritti diversi da quelli facenti parte dell’attivo fallimentare (quale quelli dei comproprietari), né detta base giuridica appare potersi ricavare dalla “delega” liquidatoria ricevuta dal curatore ex art. 107, comma 2, legge fall. (Redazione IL CASO.it) (riproduzione riservata)
Massimario Ragionato
- ∙ Trattazione da parte del giudice delegato della divisione endoesecutiva
- ∙ Incompatibilità del giudice delegato a trattare i giudizi che ha autorizzato
Segnalazione del Centro Studi di Diritto Fallimentare di Siracusa
Il testo integrale
Testo Integrale