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Il Caso.it, Sez. Articoli e Saggi - Data pubblicazione 15/12/2014 Scarica PDF

La coordinazione genitoriale, dagli USA un nuovo intervento di supporto per le coppie in separazione/divorzio ad elevata conflittualità cronica

Claudia Piccinelli, Silvia Mazzoni, Debra K. Carter, Mediatrici Familiari


Riassunto:

La Coordinazione Genitoriale è un intervento centrato sul minore, rivolto a genitori separati o divorziati, la cui perdurante elevata conflittualità costituisce un rischio di danno psicologico per i figli della coppia esposti al conflitto.

Si tratta di un nuovo intervento di ADR (acronimo inglese di 'risoluzione alternativa delle dispute') in cui un terzo imparziale, chiamato coordinatore genitoriale, aiuta le parti a mettere in pratica un proprio programma di genitorialità, nell'ambito dell'incarico disposto dal giudice al coordinatore o dell'incarico conferito di comune accordo da parte dei genitori che abbiano riscontrato l'impossibilità di superare una continua litigiosità con altre forme di ADR.

La coordinazione genitoriale ha visto, a partire dai  primi anni 90, una crescente popolarità negli USA, dove i professionisti di ambito legale e della salute mentale plaudono all'emergere di questo processo attraverso il quale le questioni possono essere risolte in via extragiudiziale e nel quale i genitori possono imparare a proteggere i loro figli dalle ripercussioni negative sullo sviluppo della separazione conflittuale e della loro incapacità a fornire una genitorialità condivisa.

Nel presente articolo verrà presentata questa nuova metodologia così come si è sviluppata negli USA, infine verrà proposto un sintetico resoconto della sua prima applicazione in Italia.

 

Parole chiave:

coordinazione genitoriale, ADR, conflitto separazione/divorzio, genitorialità condivisa, accordo extragiudiziale, tutela minori esposti al conflitto.

 

Sommario:

1. Un intervento non antagonistico anche nell'alta conflittualità

2. Promuovere l'attenzione degli addetti ai lavori

3. Affrontare l'alta conflittualità

4. La Nascita della CoGe in USA

5. Definizione

6. Linee guida e regole della CoGe

7. La CoGe e i diversi professionisti di ambito forense

8. Competenze, ruolo, formazione e modalità della CoGe

9. Presentazione del modello integrato di D. Carter

10. La sperimentazione di CoGe in Italia: un percorso di studio, formazione e sperimentazione

 

 

 

1. Un intervento non antagonistico anche nell'alta conflittualità

La Coordinazione Genitoriale è un intervento centrato sul minore, rivolto a genitori separati o divorziati, la cui perdurante elevata conflittualità costituisce un rischio di danno psicologico per i figli della coppia esposti al conflitto[1].

Si tratta di un approccio sistematico che aiuta i genitori ad elevata conflittualità ad attuare programmi di risoluzione delle controversie con lo scopo di ripristinare una genitorialità intesa come struttura portante basata su entrambi i genitori, rispondente ai bisogni evolutivi del minore e protettiva contro il danno derivante dall'esposizione a ripetuti conflitti che riducono le capacità genitoriali.

La Coordinazione Genitoriale è un nuovo processo non antagonistico il cui obiettivo è di minimizzare l'impatto di forti conflitti nelle controversie separative/divorzili attraverso l'educazione dei genitori, la mediazione e la gestione dei conflitti, appositamente strutturato per aiutare i bambini e i loro genitori ad affrontare le sfide legate ai processi separativi altamente conflittuali[2].

Nella Coordinazione Genitoriale un terzo imparziale, chiamato coordinatore genitoriale, aiuta le parti a mettere in pratica un proprio programma di genitorialità, nell'ambito dell'incarico disposto dal giudice al coordinatore[3] o dell'incarico conferito di comune accordo da parte dei genitori che abbiano riscontrato il bisogno di essere assistiti per superare una continua litigiosità non risolta con altri mezzi e altre forme di ADR (acronimo inglese di 'risoluzione alternativa delle dispute').

Il termine coordinazione genitoriale, d'ora in avanti CoGe, è la traduzione letterale del termine inglese parenting coordination, che negli USA indica lo specifico intervento di cui si tratta in questo scritto. Tale denominazione è quella che negli USA si è affermata a livello generale ed è un termine comprendente tutte le denominazioni precedentemente usate per identificare i nascenti interventi di questo tipo (‘special master’ in California, ‘med-arbiter’ in Colorado, ‘wiseperson’ in New Mexico, ‘custody commissioner’ in Hawaii, e ‘family court advisor’ in Arizona.”)[4].

Forse in italiano questa denominazione non appare ugualmente accattivante come sembra essere negli USA[5], tuttavia si è deciso di conservarla, non solo per fedeltà di traduzione, ma anche perché in italiano la parola coordinare significa [porre più cose o elementi nell'ordine più adatto al fine che si vuole raggiungere: coordinare gli sforzi di tutti; ...][6] ed è sinonimo di [collegare, ordinare, organizzare, unificare, unire]. I significati di queste parole, insieme al prefisso [co-, insieme], costituiscono una attribuzione utile allo scopo di descrivere un'attività che ha la finalità di promuovere la condivisione della genitorialità. Quanto alla denominazione di coordinatore genitoriale, d'ora in avanti CG, essa risulta adatta a sottolineare la funzione di questo nuovo ruolo professionale. In italiano il termine coordinatore è sinonimo di organizzatore, supervisore, moderatore, tutti significati utili a descrivere la funzione di assistenza, controllo e ruolo attivo svolto dal CG insieme ai genitori, distinguendo immediatamente tale ruolo da quello vicino, ma molto diverso, del mediatore familiare, che invece non ha alcuna autorità di determinazione, sicché la plenipotenziarietà nel processo di mediazione familiare è esclusiva prerogativa dei genitori.

La CoGe è uno strumento di ADR che ha visto, a partire dai  primi anni '90, una crescente popolarità. Da anni, negli USA, i professionisti di ambito legale e della salute mentale plaudono all'emergere di questo processo centrato sul bambino, attraverso il quale le questioni possono essere risolte in via extragiudiziale e nel quale i genitori possono imparare a proteggere i loro figli dalle ripercussioni negative sullo sviluppo derivanti da separazioni altamente conflittuali[7] e dall'incapacità dei genitori a fornire una genitorialità condivisa[8] [9].

La CoGe presenta dei vantaggi per le famiglie che consistono principalmente nell'imparare a risolvere le dispute senza richiedere continuamente l'intervento del giudice per dirimere le controversie. Essa non solo permette di evitare le possibili conseguenze dannose del conflitto sui figli, ma permette di aumentare la cooperazione tra i genitori e di ridurre le liti. Tali vantaggi, che si riflettono a livello generale su tutto il sistema civile, consistono in una serie di risparmi di risorse: abbassano il costo che le famiglie altamente conflittuali costituiscono per il sistema giudiziario, il sovraccarico di lavoro e le attese dei tribunali e conseguentemente consentono un migliore accesso alla giustizia per tutti i cittadini [10].

Negli USA gli orientamenti dei tribunali civili, sempre più preparati dal punto di vista interdisciplinare nell'affrontare le problematiche legate alla famiglia, si sono evoluti in relazione ai cambiamenti della società civile. Nei cinquant'anni successivi al 1963 il panorama statunitense dei tribunali civili è completamente cambiato. In molte giurisdizioni i giudici hanno avuto accesso a una gamma di servizi cui inviare i genitori, dalla mediazione familiare alla CoGe, alla educazione genitoriale. I tribunali sono più attenti e sensibili alle problematiche di violenza domestica e familiare e ai bisogni di famiglie non tradizionali. Tali cambiamenti del sistema giudiziario si adattano ai cambiamenti avvenuti nella società. E' cambiata la società e con essa il ruolo della donna nel mondo del lavoro. Negli anni sono aumentati le separazioni e i divorzi e correlativamente è aumentato il carico di lavoro dei tribunali civili. Anche la normativa del diritto di famiglia si è evoluta, con nuove leggi in materia di adozioni e di affido condiviso[11].

E' facile considerare che i cambiamenti della società americana non sono dissimili da quelli riscontrabili nella società italiana, pur ammettendo l'esistenza di una certa dilazione di qualche anno sui tempi storici di introduzione delle innovazioni normative.

L'uso crescente della CoGe nei continui e intensivi provvedimenti nella gestione di casi di separazione giudiziale negli USA, deriva dai molti vantaggi che questo nuovo intervento di ADR può offrire nei procedimenti dei tribunali civili, agevolando l'attuazione di appropriati programmi di genitorialità, al fine di costruire delle relazioni di co-genitorialità funzionali e stabili nel tempo e di risolvere le perduranti dispute tra genitori[12]. E' presumibile attendersi che anche il sistema italiano possa giovarsi degli stessi vantaggi riscontrati in ambiente statunitense.

 

2. Promuovere l'attenzione degli addetti ai lavori

Gli autori ritengono di grande utilità giungere a suscitare la curiosità e l'interesse del pubblico di professionisti italiani di ambito legale e della salute mentale forense (giudici, avvocati, psicologi, psicoterapeuti, assistenti sociali, mediatori familiari, operanti nei servizi pubblici o privati, CTU, CTP), alla conoscenza, alla ricerca e alla sperimentazione di questa nuova pratica che ha negli USA un'applicazione ventennale, una discreta documentazione in letteratura, dei modelli di intervento, delle linee guida e buone pratiche, ad ora una dimostrazione di efficacia aneddotica[13] e a breve una prima mappatura degli studi sulla validazione dell'efficacia[14]. I tratti identificativi essenziali che configurano questa nuova tipologia di intervento sono disponibili in letteratura specialistica statunitense e in altri documenti informativi prodotti dagli operatori, dalle loro categorie e dalle associazioni di promozione dei diritti civili, che hanno avuto un ruolo fondamentale nella creazione di questa nuova pratica professionale in USA. Verrà poi fornito un aggiornamento sul primo incontro italiano con questa nuova tecnica, limitato geograficamente alla provincia della capitale, eseguito ad opera dell'Università Degli Studi di Roma “La Sapienza” in collaborazione con la Provincia di Roma e con il Tribunale di Roma.

   

3. Affrontare l'alta conflittualità

La letteratura empirica e clinica documenta ampiamente l'alta conflittualità di genitori e famiglie conseguente a processi di separazione/divorzio. L'elevato e aperto conflitto comporta per i figli il rischio di sviluppare problematiche psicologiche e comportamentali[15]. Si pone dunque la necessità di ridurre la minaccia sullo sviluppo rappresentata dall'elevata conflittualità e di migliorare conseguentemente le capacità di adattamentodei figli.

Uno dei temi più difficili che le coppie ad alta conflittualità si trovano ad affrontare è l'accesso del figlio all'altro genitore separato.

La PC ha come obiettivo di ridurre il conflitto sull'accesso all'altro genitore e di eliminare gli ostacoli alla relazione con entrambi i genitori[16].

E' stato dimostrato che i programmi di intervento sulle capacità genitoriali possono modificare le capacità di fronteggiare la situazione (coping) dei figli e giustificare gli interventi preventivi a beneficio delle famiglie che affrontano la separazione/divorzio[17].

Studi longitudinali hanno dimostrato che la mediazione familiare e altre ADR possono gestire un'ampia percentuale di casi diversamente destinati al tribunale, offrire rapidità nella gestione, permettere risparmio di risorse economiche e rispetto degli accordi, aumentare la soddisfazione delle parti coinvolte, portare a un notevole miglioramento nelle relazioni di genitori e figli e tra genitori separati, anche a lungo termine[18]. 

Tuttavia la mediazione familiare, dove le parti agiscono in via plenipotenziaria, non è un intervento efficace per ogni conflitto.

Un aspetto importante della CoGe è quello di coprire una fase temporale che rimane scoperta dagli altri interventi di ADR, particolarmente importante per le famiglie che sperimentano la cronicità della situazione conflittuale elevata.

Mentre molti processi di ADR sono promettenti nel risparmio di denaro e di tempo e nella riduzione del distress personale, cionondimeno essi sono concentrati sul raggiungimento di un accordo o di una decisione e mancano della possibilità di provvedere alla gestione della fase successiva, che inizia nel momento in cui dette decisioni, provvedimenti o accordi sono stati presi. Per loro natura molti interventi di ADR hanno durata molto limitata e non proseguono l'attività di protezione del minore nel lungo termine[19]. Purtroppo alcune coppie in separazione perdurano le ostilità ben oltre la fase iniziale, rendendo il conflitto costante e stabile all'interno della famiglia[20]. La letteratura fornisce una chiara descrizione delle disfunzionalità delle coppie separative cui si addice la CoGe.

I genitori con cronica conflittualità spesso hanno avuto diversi avvocati, valutatori  e mediatori.

Come viene dichiarato nelle linee guida dell'Association of Family and Conciliation Courts, d'ora in avanti AFCC[21], la CoGe è appropriata nei casi altamente conflittuali in cui sono presenti i figli esposti a problematiche collegate al conflitto dei genitori, quando c'è un elevato tasso di liti, specialmente relative alla messa in pratica di disposizioni legate all'affidamento dei figli, al programma dei genitori separati e ai provvedimenti del tribunale per i genitori separati/divorziati.

   

4. La Nascita della CoGe in USA

A seguito dei grandi mutamenti sociali avvenuti nell'ultimo mezzo secolo molti tribunali negli USA hanno sviluppato nuovi modi di provvedere ai loro compiti sempre più complessi.

In particolare il contributo dell' AFCC, ha giocato un ruolo fondamentale nello sviluppo e diffusione di servizi innovativi dei tribunali civili, provvedendo alla formulazione di linee guida, standards, protocolli e buone pratiche.

Le famiglie altamente conflittuali cominciarono ad essere al centro della discussione professionale nei primi anni 90, in Colorado.

Nel 2000 il dibattito venne proseguito dal punto di vista interdisciplinare, nel corso di una conferenza promossa dalla sezione del diritto di famiglia dell'ordine degli avvocati americani, d'ora in avanti ABA, e da altre associazioni.

In tali conferenze la CoGe veniva discussa anche in base alle sue criticità, riguardanti, ad esempio, la disposizione di una figura professionale in un momento successivo alla conclusione del caso, il rischio di inappropriatezza della delega di doveri da parte del giudice, la delicatezza dell'accesso del coordinatore a soggetti estranei alle parti, ai bambini o a informazioni riservate.

La AFCC ha sempre vigilato sugli aspetti etici della CoGe. Al fine di verificarne in maniera attenta e prudente la correttezza etica del processo della CoGe, a partire dal 2001, vennero appositamente istituite due Taskforces. La prima di esse, data la novità dei modelli nascenti di CoGe, si limitò a identificare le soluzioni delle problematiche con le quali si erano fino a quel momento trovate a confrontarsi le giurisdizioni che avevano già adottato la CoGe. La seconda Taskforce, i cui atti furono pubblicati nel 2005, fu istituita con il compito di sviluppare delle linee guida per la buona pratica della CoGe, al fine di configurare la CoGe come come ruolo professionale credibile.

Grazie ai sui molti potenziali benefici la CoGe è cresciuta esponenzialmente, da quando psicologi e avvocati ad essa favorevoli hanno iniziato a considerare questa opportunità nell'organizzare la loro attività professionale. La CoGe è praticata in molti stati; nel 2011 quattordici stati avevano messo a punto dei modelli di CoGe[22].

In quanto ADR la CoGe condivide un'origine comune con la mediazione familiare, l'arbitrato, la conciliazione, ma essa si avvale anche degli strumenti del counseling di co-genitorialità e del case management.

Il punto centrale della prospettiva della CoGe è la protezione del minore coinvolto nel conflitto dei genitori e l'intervento è focalizzato sul benessere del bambino quale principio ordinatore di tutto l'intervento.

 L'interesse del minore viene realizzato da professionisti  opportunamente formati, i coordinatori genitoriali, che aiutano a risolvere gli specifici conflitti tra i genitori dopo che il giudice ha stabilito e disposto i provvedimenti sull'affidamento e ogni altra questione riguardante i figli di genitori separati [23] [24].

La CoGe ha la funzione di aiutare i genitori a mettere in pratica e seguire le disposizioni del tribunale per un adeguato esercizio delle funzioni genitoriali, per prendere decisioni tempestive e consistenti in linea con lo sviluppo del bambino e con i suoi bisogni psicologici.

Il ricorso all'intervento del CG può avvenire nella fase precedente o successiva al decreto del tribunale, più spesso la CoGe è impiegata come intervento post decreto per i genitori che abbiano dimostrato incapacità a risolvere le loro controversie attraverso altri modi di soluzione dei conflitti o procedimenti giudiziali, quali ad esempio la mediazione familiare o la consulenza tecnica d'ufficio[25].

   

5. Definizione

La CoGe è un processo di ADR avente la funzione di assistere le coppie altamente conflittuali e il tribunale attraverso l'utilizzo combinato di interventi di valutazione, educazione, gestione del caso, gestione del conflitto e talvolta attraverso l'assunzione di decisioni da parte del CG.

Il CG è incaricato da una disposizione del giudice o da un accordo privato tra le parti per aiutare i genitori a mettere in pratica, modificare e rispettare gli accordi del loro programma di genitori separati.

I genitori altamente conflittuali sono spesso intrappolati dal punto di vista emotivo e comportamentale in relazioni interpersonali disfunzionali. Gli accordi su visita e frequentazione dei figli, lo stile di genitorialità, i conflitti irrisolti tra genitori, la salute dei genitori, il supporto familiare, così come l'età e il temperamento dei bambini, influiscono sull'adattamento dei bambini ai cambiamenti nella vita dei genitori e ai nuovi assetti familiari.

Il CG ha la funzione di favorire la costruzione e il rispetto, nonché l'eventuale modifica e adattamento del piano genitoriale a fronte di difficoltà che ne rendono impossibile il rispetto, anche andando molto oltre la regolazione del piano di visita fino a cogliere tutte le questioni riguardanti la salute, l’educazione, la socializzazione e lo sviluppo affettivo dei figli.

     

6. Linee guida e regole della CoGe

La CoGe negli USA è divenuta un'importante opzione di servizio di supporto per le famiglie altamente conflittuali, anche grazie al lavoro svolto dall'ASCC, che ha avuto un grande ruolo nella genesi di nuove idee alla base della CoGe, nel raccogliere informazioni e fornire assistenza durante la messa a punto del nuovo intervento e soprattutto nel formulare le linee guida per la buona pratica della CoGe[26].

Tuttavia una guida per la pratica della CoGe è disponibile solo a partire dalla produzione delle prime linee guida, inizialmente sviluppate ad opera della Tasforce della AFCC[27], e più recentemente ad opera dell'APA (American Psychological Association)[28]. Mentre queste linee guida forniscono suggerimenti sulle condotte e comportamenti raccomandati al professionista, esse sono per loro natura orientative nei principi fondamentali, ma non costituiscono regole applicabili in maniera vincolante, in quanto non vi è alcun requisito uniforme per l'adesione obbligatoria di tutte le  professioni o giurisdizioni. Anche se le linee guida dell'APA sono state sviluppate da e per gli psicologi, esse sono rilevanti anche per i CG non psicologi in termini di gestione del rischio professionale[29] [30] [31]. In generale, comunque, il ruolo del CG differisce in maniera significativa dal consueto ruolo dello psicologo e richiede conoscenze e training specialistici, incluse la conoscenza e l'abilità in mediazione familiare.

La CoGe si configura come un processo di ADR multidisciplinare che ha lo scopo di rispondere ai bisogni di consulenza delle famiglie e dei tribunali civili e di offrire guide e orientamenti competenti da parte di professionisti formati in questioni riguardanti il piano genitoriale e gli accordi separativi con l'attenzione rivolta all'interesse dei figli[32].

La CoGe  è un processo effettivamente in grado di portare l'intero sistema familiare fuori dalla contesa legale e all'interno di un processo di ADR per la soluzione dei perduranti conflitti tra genitori. Il giudice può disporre l'incarico di un CG in qualsiasi momento, durante o dopo il processo di separazione matrimoniale o ogni altra azione civile implicante l'affidamento o la genitorialità dei figli.

In questo caso l'autorità del CG può essere derivata formalmente da un incarico del giudice mediante delega, oppure con un incarico che indica un collegamento stretto del CG con l'autorità del giudice. In altri casi l'autorità del CG deriva da un incarico sottoscritto in un libero accordo tra i genitori.La regolamentazione della CoGe, al di là della condivisione delle linee guida, non è uniforme in tutti gli stati USA. Alcune giurisdizioni hanno statuti o regole proprie che regolamentano la CoGe. Perciò alcuni aspetti del ruolo del CG possono variare nelle diverse giurisdizioni. Così in alcuni tribunali il procedimento di CoGe è riservato, in altre il CG può o deve riferire al tribunale. In alcune aree il CG può anche aiutare i genitori a creare il loro piano genitoriale e può dare indicazioni (raccomandare, consigliare) e prendere decisioni riguardanti i genitori, come specificato dalle disposizioni del tribunale o dagli accordi presi alla base del contratto con il CG. Ogni decisione presa dal CG è soggetta al vaglio del tribunale che rappresenta una importante tutela del processo di CoGe[33].

   

7. La CoGe e i diversi professionisti di ambito forense

L'evolversi di un efficace processo di CoGe dipende da rapporti armonici con il tribunale.

Sia i giudici che gli avvocati riferiscono aspettative simili nei confronti del ruolo del CG e valutano il processo di CoGe da moderatamente a molto utile[34].

Insieme ad altre pratiche di ADR, come ad esempio la mediazione familiare, la CoGe sta diventando un mezzo sempre più disponibile negli USA. Molti professionisti della salute mentale hanno elaborato diversi ruoli, collaborando con i tribunali civili, con i consulenti del giudice, con esperti nel campo della psicologia dello sviluppo, delle capacità genitoriali e in generale di varie aree specialistiche della salute mentale in ambito forense[35].

Da un'inchiesta condotta sui CG negli USA emerge che, mentre gli psicologi con formazione specialistica (post laurea di secondo livello) costituiscono la gran parte dei professionisti incaricati dal giudice nei servizi di consulenza di ambito della salute mentale forense, nelle fasi pre e post sentenza per tribunali civili, la figura del CG, nel suo complesso, appare più multidisciplinare di quella dei consulenti tecnici, che il più delle volte sono psicologi. I CG sono in prevalenza psicologi, in misura minore assistenti sociali con laurea specialistica e non mancano una piccola parte di counselor. I CG sono per lo più dei professionisti con ampia esperienza nel settore (intorno ai 18 anni di media) e con buona esperienza specifica nella CoGe (intorno agli 8 anni di media)[36].

   

8. Competenze, ruolo, formazione e modalità della CoGe

Da quando la CoGe viene disposta dai tribunali nei casi di coppie altamente conflittuali, la qualifica e la formazione del CG riveste particolare importanza. Le linee guida sulla CoGe raccomandano che i CG abbiano conoscenze psicologiche specialistiche, conoscenze in materia legale e significative esperienze di lavoro con casi di separazione/divorzio di coppie di genitori altamente conflittuali. Il CG deve avere anche esperienza con la mediazione familiare e una specifica formazione in CoGe. A seconda della giurisdizione al CG è richiesta una laurea nell'ambito delle professioni della salute mentale, psicologo o avvocato o essere accreditato come mediatore familiare. Al CG può essere richiesto di avere un certo numero di anni di esperienza nel lavoro con le famiglie a conflittualità elevata[37] [38].

La pratica di CG richiede l'acquisizione e l'applicazione delle conoscenze psicologiche specialistiche rilevanti per l'effettiva attuazione del ruolo del CG attraverso attività come la formazione continua e la consultazione sullo specifico caso.Sebbene molti CG siano contemporaneamente anche formati e abilitati come psicologi o mediatori familiari o consulenti tecnici del giudice, è opportuno che il loro ruolo, nel momento in cui sono stati chiamati al servizio della CoGe su uno specifico caso, sia esclusivo.

Per evitare conflitto di interesse è opportuno che il CG non abbia lavorato in passato con la famiglia o che non abbia in futuro alcun ruolo al di fuori del CG, quale ad esempio consulente tecnico, mediatore familiare, terapeuta, consulente legale, ecc.

Il ruolo del CG deve configurarsi in maniera chiara e distinta rispetto a quello degli altri ruoli operanti in contesti di separazione e divorzio, quali gli interventi di consulenza legale, la mediazione familiare, la consulenza tecnica, la consulenza matrimoniale, la psicoeducazione familiare, la psicoterapia o la terapia di coppia.

Il ruolo del un CG differisce dal ruolo dello psicologo clinico in vari modi.

Il CG non fornisce valutazioni psicologiche formali né effettua test o altre indagini psicologiche, non formula diagnosi psicologiche, né esegue psicoterapie o servizi di counseling; il CG invia ad altri servizi per la valutazione e l'intervento di psicoterapia ove siano ritenuti necessari.

Se il CG ritiene che sussistano dei rischi per i minori o per la sicurezza di ogni membro della famiglia, per esempio a causa di disturbi psichiatrici, uso di sostanze o di comportamenti violenti in famiglia, il suo compito è di adottare le opportune azioni, quali la segnalazione alle autorità competenti e l'informazione al tribunale sugli elementi di pericolo.
I CG possono fornire assistenza al giudice nell'ambito del proprio ruolo, tuttavia, non possono fornire consulenza tecnica. Le funzioni di un CG non includono le valutazioni medico-legali dei genitori o dei figli con i quali il CG sta lavorando.

La formazione in ambito forense e l'esperienza come CTU o mediatore familiare può essere molto utile nella preparazione a svolgere il ruolo di CG, ma queste esperienze non sono normalmente sufficienti per intraprendere la pratica di CG, senza ulteriore formazione specialistica. Lo stesso dicasi per le competenze e l'esperienza clinica, che sarà utile bagaglio conoscitivo del CG, ma non sufficiente per svolgere il ruolo di CG39.

La specifica formazione del CG permette di conoscere gli obiettivi, il ruolo e la funzione specifica dell'attività di CG. Una conoscenza specialistica della tipologia di conflitto delle coppie in separazione, le tecniche di gestione del conflitto e di risoluzione delle controversie o tecniche di mediazione, sono utili per aiutare i genitori a risolvere i conflitti e per rispettare le differenze tra il compito professionale del CG e degli altri ruoli professionali.

La formazione specifica consente di avere una conoscenza approfondita delle fonti dalle quali deriva l'incarico professionale di CG, che possono essere la disposizione del tribunale o il contratto stipulato con i genitori, i protocolli per l'avvio dei casi di coordinamento e di mantenimento del lavoro con i genitori e con il bambino nel tempo, le autonomie e le decisioni che il CG ha facoltà o dovere di assumere nel rispetto dell'etica e delle linee guida per una buona pratica.

Tale conoscenza specifica richiede la partecipazione a corsi di formazione di base e avanzati di CoGe offerti da professionisti altamente qualificati ed esperti. In alcuni stati i regolamenti dei tribunali prevedono degli standard formativi indispensabili per l'accesso alla pratica della CoGe nella propria giurisdizione40. I CG possono incontrarsi con i genitori in compresenza o singolarmente. Ad esempio, i CG possono incontrare i genitori singolarmente quando ci siano pericoli in termini di potenziale abuso, significativi squilibri di potere o si voglia evitare le interazioni ad alto conflitto tra i membri della famiglia. CG con adeguata formazione ed esperienza possono trovare utile sentire il parere dei bambini quando i loro punti di vista e opinioni possono aiutare i genitori a raggiungere la risoluzione di una controversia in un modo che soddisfi i bisogni psicologici del bambino. I CG possono anche incontrare altri soggetti o professionisti coinvolti nel caso quando ciò è utile al processo di CoGe.

Il numero e i tempi delle sessioni con i genitori varieranno in base alla frequenza e alla complessità delle questioni controverse e alla quantità di informazioni necessarie per superare o risolvere il conflitto. In fase iniziale sono necessari più incontri, aventi lo scopo di conoscere la famiglia e le principali preoccupazioni dei genitori. In fasi più avanzate i colloqui si possono diradare o fissare solo in caso di necessità o richiesta da parte di uno o entrambi i genitori. Il CG spesso mantiene con i genitori contatti telefonici di varia lunghezza o comunicazioni via e-mail, impegnandosi alla protezione di informazioni e dati sensibili, conformemente alle norme etiche e di legge.

   

9. Presentazione del modello integrato di D. Carter

Nella storia ventennale della CoGe si sono affermati diversi modelli di CoGe a seconda dei luoghi dove essa è praticata: si va da un modello dove il CG si configura come un arbitro o come un mediatore e si propone principalmente con la funzione di dirimere le controversie tra genitori, fino a un modello a matrice terapeutica basato principalmente sugli aspetti terapeutici delle disfunzionalità che determino il sussistere dell'alta conflittualità.

Esiste poi un modello che integra le specifiche abilità professionali da ognuna di queste aree e applica l'intero insieme di abilità integrate al ruolo del CG: è il nuovo modello integrato di D. Carter, costruito sulla base di ricerche e decenni di esperienza della sua ideatrice con altri tipi di ADR. Il modello integrato incorpora esperienze in area di salute mentale, consulenza tecnico-valutativa, mediazione familiare, educazione alla genitorialità, diritto di famiglia.

Tale modello, oltre ad apparire convincente nella sua formulazione integrativa, prendendo globalmente a riferimento l'intero sistema nel quale gravitano le famiglie ad alta conflittualità, ha anche il pregio di essere documentato nella precisa definizione delle competenze, abilità e formazione che esso richiede al CG, nella descrizione del suo ruolo, delle sue responsabilità in rapporto alle analogie, alle differenze e ai confini con gli altri ruoli professionali.

La puntuale descrizione offerta dal modello offre diversi vantaggi dal punto di vista dell'applicazione, della ricerca e della sperimentazione della CoGe nelle varie realtà. L'utilizzo di tale modello, dotato di una propria guida per gli operatori, ora disponibile anche in lingua italiana[39], permette di determinare con chiarezza qualsiasi punto riguardante il ruolo e l'attività di questa attività altamente specialistica, che dal punto di vista metodologico permette la formulazione di protocolli operativi e di ricerca utili per il confronto e la ripetibilità necessarie per fondare su base scientifica le indagini sulla validità degli interventi. La CoGe in generale presenta, fino a questo momento, solo una validità aneddotica.

Sembra siano molti, anche negli Stati Uniti, gli ostacoli che la sperimentazione e la validazione dei risultati di esito della CoGe comporta, a partire dalla quantità di risorse necessarie per l'impiego di personale formato alla pratica e alla ricerca, fino alle difficoltà di coinvolgere molti soggetti operanti nell'intero sistema della separazione giudiziale: tribunali, famiglie, diversi professionisti del mondo legale e della salute mentale, dell'educazione, del sistema sociale, del mondo della ricerca scientifica, delle organizzazioni di professionisti.

In uno studio recente, condotto nello Stato di DC, svolto in collaborazione tra il tribunale, l'università e l'ordine degli avvocati, i cui dati sono stati esaminati a cura dell'APA, emerge che il personale operativo, coinvolto nello studio, riferisce che una persistente concentrazione sull'interesse dei figli aiuta i genitori a spostare le loro priorità nella direzione del benessere dei figli e a creare relazioni di sostegno e in molti casi ad attuare soluzioni pratiche. L'analisi dei dati disponibili ha suggerito alcune tendenze positive in termini di implicazioni del programma di CoGe sulla famiglia e sul tribunale. Sono state individuate relazioni significative tra impiego della CoGe e la diminuzione dell'utilizzo delle risorse giudiziarie. Tuttavia non sono state individuate variazioni statisticamente significative nella percezione che i genitori hanno della relazione e del comportamento dei loro figli, presumibilmente a causa della scarsa numerosità del campione utilizzato nello studio[40].

       

10. La sperimentazione di CoGe in Italia: un percorso di studio, formazione e sperimentazione

Coloro che intervengono come professionisti competenti nel sostegno ai genitori che si separano, hanno usufruito negli ultimi venti anni dei risultati delle ricerche sulla cogenitorialità: un’alleanza fra genitori che consiste nel convenire su un progetto e nel rispettarlo anche in assenza del proprio alleato[41]. Superando il principio del caregiver prioritario -la madre- si è progressivamente dimostrata l’importanza di un contesto relazionale in cui esistono due genitori che fin dalla gravidanza definiscono la suddivisione dei loro compiti e un impegno equilibrato nella funzione genitoriale. Una relazione basata sulla solidarietà, sulla negoziazione di differenze che derivano dall’appartenenza a diverse famiglie di origine e sul sostegno reciproco caratterizzato dal rispetto che ciascun genitore esprime nei confronti della relazione che l’altro costruisce con il figlio. L’intervento di CoGe ha come riferimento teorico questa linea di ricerca.

Il gruppo di ricercatori della “Sapienza” Università di Roma ha conosciuto la CoGe - e Debra Carter in particolare - grazie alla collaborazione con James McHale che è uno dei principali ricercatori impegnati nello studio della cogenitorialità - ed ha avviato un percorso volto a studiare la funzione della CoGe per un eventuale adattamento alla situazione italiana e dunque tenendo conto sia della regolamentazione giuridica che dell’organizzazione dei servizi volti al sostegno delle famiglie in crisi. La prima fase del percorso è stata focalizzata sulla costruzione di un gruppo di studio presso il Dipartimento di Psicologia Dinamica e Clinica- coordinato dalla Prof.ssa Silvia Mazzoni in rete con la Prof.ssa Ritagrazia Ardone che – nello stesso Dipartimento – dirige la Sezione di Mediazione Familiare attiva dalla fine degli anni ’80. Il gruppo si è allargato a componenti del territorio impegnate nella formazione degli operatori e nell’organizzazione degli interventi di sostegno alle famiglie in crisi[42].

Un primo obiettivo raggiunto dal gruppo, è stato quello di realizzare un training di formazione con Debra Carter per comprendere in modo attivo le caratteristiche peculiari dell’intervento di CoGe e cogliere le differenze o le similitudini rispetto agli interventi già realizzati nei servizi per il sostegno alle famiglie separate conflittuali. Al corso – tenuto presso il Centro Famiglie Villa Lais – hanno partecipato – a luglio 2012 – 30 operatori e professionisti già formati per la realizzazione di interventi di mediazione familiare. Si intendeva infatti seguire l’indicazione della Carter sull’opportunità di una preparazione di base come quella dei mediatori familiari, quando si vuole assumere la funzione di CG con i genitori altamente conflittuali.

In occasione del corso, è stato offerto a tutti gli operatori del settore socio-sanitario di Roma e Provincia un Convegno per avviare un confronto sul tema dell’alta conflittualità e sulla CoGe.

Tenendo conto dell’alta richiesta di adesione al Convegno e della vivacità del dibattito scaturito, la Provincia di Roma – Assessorato ai Servizi Sociali – ha promosso una prima formazione per gli operatori del settore socio-sanitario di Roma e Provincia.

Il gruppo di studio ha quindi organizzato tre giornate di sensibilizzazione alla funzione del CG con l’obiettivo di condividere con gli operatori le conoscenze acquisite, ma anche di sviluppare un movimento d’idee su quelle che potrebbero essere le linee guida per un adattamento italiano della CoGe. Il successo dell’iniziativa ha fornito un’informazione assai interessante: un corso che si voleva offrire a circa 100 operatori, ha riscontrato l’interesse di più di 400 assistenti sociali e psicologi dei servizi pubblici ed è stato necessario organizzare ben 5 gruppi. Si è trattato dunque di un’esperienza che ha permesso di rilevare la domanda da parte degli operatori, domanda che rappresenta anche un indicatore di quanto l’alta conflittualità nelle famiglie separate sia una questione spinosa ed impegnativa con costi sociali che non sempre vengono presi in considerazione. Contemporaneamente, ci si è impegnati nella traduzionedel volume di Debra Carter[43].

Con la pubblicazione del libro si è avviata così la terza fase del percorso: la sperimentazione. Grazie all’apertura di un confronto anche con i giudici del Tribunale Ordinario di Roma e di Civitavecchia, è necessario ora sperimentare l’efficacia delle strategie e delle tecniche della CoGe e ciò è realizzabile solo in stretta collaborazione con i giudici che gestiscono situazioni di genitori altamente conflittuali che non possono accedere alla mediazione familiare. A differenza del mediatore familiare, infatti, il CG lavora in stretta collaborazione con il Giudice inviante che attribuisce facoltà di intervento sulle decisioni che riguardano i minori, pur auspicando la soluzione delle controversie a livello extragiudiziario.

L’ipotesi su cui si sta lavorando prevede i seguenti passaggi:

- formare gli assistenti sociali e gli psicologi già competenti nella gestione dell’alta conflittualità dei genitori separati, affinché apprendano nuove strategie e tecniche che vedono la competenza a pianificare e coordinare come aspetto centrale;

- coinvolgere alcuni Giudici in progetti pilota che consentano la revisione delle modalità di invio dei casi ai servizi e della comunicazione tra Giudice ed operatore incaricato;

- avviare un progetto sperimentale per condurre alcuni programmi di CoGe gestiti con il supporto della covisione/supervisione e monitorati per la valutazione dell’efficacia.

L’adattamento delle buone prassi al contesto italiano deve essere gestito con cautela e dunque l’approccio empirico e sperimentale si rivela indispensabile. Il problema dell’alta conflittualità di alcuni genitori separati e del danno che questo produce sui figli è chiaramente transculturale, prova ne hanno i partecipanti ai convegni internazionali dell’AFCC dove si riscontrano problemi comuni sulla questione. Diverso è invece l’aspetto organizzativo della CoGe. Ad esempio, in molti paesi il Giudice può inviare i genitori a professionisti privati che possono richiedere una parcella. Questo in Italia sembra difficile da realizzare. Ma, al contrario di molti paesi stranieri, l’Italia ha impegnato molte risorse affinché ci fossero servizi pubblici in grado di rispondere alla domanda del sistema giuridico e giudiziario per la tutela dei minori. Queste sono alcune delle tante questioni che dovranno essere affrontate nella sperimentazione che vede tuttavia il grande entusiasmo di coloro che l’hanno avviata. Vale la pena di sottolineare che sarebbe auspicabile un impegno di professionisti, operatori e giudici di tutte le regioni italiane affinché si possa esprimere in tutto il paese l’impegno nella ricerca di una soluzione alla questione dell’alta conflittualità.



* Claudia Piccinelli, Psicologa, psicoterapeuta, mediatrice familiare; mediatrice familiare presso centro GeA, Genitori Ancora, del Comune di Milano; Cultore della materia M/Psi 01, Facoltà di Medicina, Università degli studi di Milano, c.piccinelli.ps@gmail.com.

** Silvia Mazzoni, Psicologa, Psicoterapeuta Familiare, Mediatore Familiare, Professore associato, settore di Psicologia Dinamica - Dipartimento di Psicologia Dinamica e Clinica, Sapienza Università di Roma.

*** Debra K. Carter, Ph.D. Clinical and Forensic Psychologist, Certified Family Law Mediator, Qualified Parenting Coordinator, Co-Founder and Clinical Director of the National Cooperative Parenting Center (NCPC)

[1] D. Carter, Parenting coordination: a practical guide for family law professionals, Springer Publishing Company 2011.

[2] http://www.afccnet.org/ResourceCenter/ResourcesforFamilies/ProductID/10

[3] C.A. Coates, et al., "parenting coordination for high-conflict families", in Family Court Review, 2004, 42.2 , pp. 246-262.

[4] S. Press, "Family Court Services: A Reflection on 50 Years of Contributions", in Family Court Review, 2013, 51.1, pp. 48-55.

[5] L.S. Parks, et al., "Defining parenting coordination with state laws", in Family Court Review, 2011, 49.3, pp. 629-641.

[6] http://www.treccani.it/vocabolario/coordinare/

[7] R.O. Belcher-Timme, et al. "Exploring Best Practices in Parenting Coordination: A National Survey of Current Practices and Practitioners" in Family Court Review, 2013, 51.4, pp. 651-665.

[8] J.P. McHale, Charting the bumpy road of coparenthood: Understanding the challenges of family life, Zero to Three, 2007.

[9] K. Pruett, and M. Pruett, Partnership Parenting: How Men and Women Parent Differently - Why It Helps Your Kids and Can Strengthen Your Marriage, Capo Press, 2009.

[10] L. Fieldstone, et al. "Training, skills, and practices of parenting coordinators: Florida statewide study", in Family Court Review, 2011, 49.4, pp. 801-817.

[11] S. Press, op. cit.

[12] C.A. Coates, et al., op. cit.

[13] D. Carter, op. cit.

[14] D.K. Carter, & S. Lally, Charting the Challenging Path Toward Establishment of ParentingCoordination’s Efficacy, in S. Higuchi, & S. Lally, S. (Eds.) Parenting Coordination in Post-Separation Disputes: A Comprehensive Guide for Practitioners, American Psychological Association. Washington, DC, 2014

[15] E.M. Hetherington, E. M. Should we stay together for the sake of the children?. Lawrence Erlbaum Associates Publishers, 1999

[16] W.G. Austin, et al., "Parental Gatekeeping and Child Custody/Child Access Evaluation: Part I: Conceptual Framework, Research, and Application." in Family Court Review, 2013, 51.3, pp. 485-501.

[17] C.E. Vélez, et al., "Protecting children from the consequences of divorce: A longitudinal study of the effects of parenting on children’s coping processes" in Child development, 2011, 82.1, pp. 244-257.

[18] R.E Emery, et al., "Divorce mediation: Research and reflections" in Family Court Review, 2005, 43.1 , pp. 22-37.

[19] R.O. Belcher-Timme, et al., op. cit.

[20] G.H. Deutsch, et al., "Guidelines for the Practice of Parenting Coordination", 2011.

[21] Associazione di famiglie e dei tribunali di conciliazione: associazione interdisciplinare e internazionale di professionisti dedicati a migliorare la vita dei bambini e delle famiglie mediante la risoluzione di conflitti familiari.

[22] S. Press, op. cit.

[23] G.H. Deutsch, et al., op. cit.

[24] AFCC Five-Year Report, 2002-2007 (PDF) http// www.afcc.net.org/resources/standards_practice.asp.

[25] APA Guidelines for the Practice of Parenting Coordination http://www.apa.org/practice/guidelines/parenting-coordination.aspx?item=13

[26] S. Press, op. cit.

[27] GUIDELINES FOR PARENTING COORDINATION Developed by The AFCC Task Force on Parenting Coordination. In family court review, 2006, 44, 1, pp. 164-181.

[28] APA Guidelines for the Practice of Parenting Coordination, op. cit.

[29] D. K. Carter, A cura di S. Mazzoni, COORDINAZIONE GENITORIALE Una guida pratica per i professionisti del Diritto di Famiglia, Franco Angeli Editore, Milano, 2014.

[30] R. Deutsch, & S. Lally, Ethical Issues and Risk Management in Parenting Coordination, in S. Higuchi, & S. Lally, S. (Eds.) Parenting Coordination in Post-Separation Disputes: A Comprehensive Guide for Practitioners, American Psychological Association. Washington, DC, 2014.

[31] APA Guidelines for the Practice of Parenting Coordination, op. cit.

[32] D. Carter, op. cit.

[33] http://www.afccnet.org/ResourceCenter/ResourcesforFamilies/ProductID/10. Op. cit.

[34] K. Kirkland, and M. Sullivan, "Parenting coordination (PC) practice: A survey of experienced professionals", in Family Court Review, 2008, 46.4, pp. 622-636.

[35] D. Carter, op. cit.

[36] K. Kirkland, and M. Sullivan, op. cit.

[37] APA Guidelines for the Practice of Parenting Coordination, op. Cit.

[38] http://www.afccnet.org/ResourceCenter/ResourcesforFamilies/ProductID/10. Op. Cit.

[39] D.K. Carter, A cura di S. Mazzoni, op. cit.

[40] M. Scott, et al., "The Parenting Coordination (PC) Project implementation and outcomes study report", in Retrieved May, 2010, 4.

[41] J.P. McHale, La sfida della cogenitorialità, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2010.

[42] La Dr.ssa Marisa Persiani del Dipartimento IX della Provincia di Roma - Servizio 1 - "Pianificazione territoriale, formazione e sistema informativo degli interventi in campo sociale"; la Dr.ssa Maddalena Cialdella, responsabile Progetto SO.CRI. (Sostegno alle Criticità Familiari e ai Minori sottoposti ai Provvedimenti dell’Autorità Giudiziaria) - Area Minori Servizi Sociali, Municipio 12, Roma; la Dr.ssa Alessandra Pecorella, già responsabile del Centro Famiglie Villa Lais dell’ex Municipio VII del Comune di Roma.

[43] D.K. Carter, A cura di S. Mazzoni, op. cit.


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